Eccoci giunti all’ultimo appuntamento dedicato alla storia dell’Arpa. Agatha Bocedi ci accompagna a scoprire questo incredibile strumento attraverso le testimonianze che sono arrivate a noi da secoli lontani.
L’arpa nella storia
In Birmania, durante la costruzione dell’arpa arcuata, gli spiriti femminili venivano invitati a dimorare nello strumento. Tuttavia la concezione che l’arpa sia uno strumento femminile è storicamente sbagliata.
Infatti tutti i più grandi arpisti della storia sono uomini e anzi anche strutturalmente l’arpa è uno strumento che richiede tantissima forza. Oggi il tiraggio della cordiera dell’arpa è di circa 1800 kg. Molti re sapevano suonare l’arpa, come ad esempio Riccardo Cuor di Leone, Carlo D’Angiò re di Napoli, Enrico VIII, ma anche il leggendario re Davide.
Un altro fatto molto curioso di cui non si sa ancora la spiegazione, è che la maggior parte degli arpisti delle Isole Britanniche vissuti nel 1600/1700 erano ciechi, come il famosissimo arpista e compositore O’ Carolan o l’autore John Parry.
Anche nell’antico Egitto gli uomini che suonavano l’arpa erano non vedenti.
L’arpa africana e l’arpa celtica
L’arpa africana ha una storia di più di 5000 anni. La zanna di elefante funge da manico, 5 corde sono fissate alla cassa di risonanza che è ricoperta di pelle di pitone. Un antico proverbio africano che si dice ancora oggi recita: “L’arpa si può accordare, il mondo no”.
La più antica arpa di cui si abbia documentazione storica è del 3000 a.C. ed è raffigurata su un vaso sumero proveniente da Ur, ora conservata al museo britannico di Londra. L’arpa ha una storia millenaria caratterizzata da usi e culture diverse.
Gli egiziani amavano molto questo strumento, ne esistevano di modelli e misure diverse. Erano senza colonna e assomigliavano a delle navi. Anche i greci avevano varie tipi di strumenti a corda: l’arpa, la lyra e la cetra. Forse furono i Fenici a portare l’arpa nelle Isole Britanniche, dove nacque l’arpa celtica ed ebbe una enorme diffusione.
La più antica arpa celtica arrivata a noi è quella del Re Brian Boru, sovrano d’Irlanda attorno al 1000 d.C Gli arpisti erano tenuti in grande considerazione in tutte le corti ed erano organizzati quasi come un ordine religioso.
L’arpa celtica nelle zone nordiche soprattutto nelle isole britanniche è sempre stato lo strumento tradizionale per eccellenza ed è stato importato in Italia solamente il secolo scorso. Oggi è molto suonata soprattutto dagli allievi dei primi anni di studio, in quanto è adatta per chi esplora per la prima volta questo meraviglioso strumento.
Mi piacerebbe definire l’arpa con tre nomi: FORZA, PROFONDITÀ, MAGIA.
Forza perché è uno strumento che richiede non solo forza fisica e mentale nel suonarla, ma anche tanta forza di volontà, impegno e studio.
Profondità perché può arrivare a toccare profonde corde dell’anima, quasi come se ci fosse un ancestrale contatto con l’interiorità di ognuno di noi.
Magia perché sa creare attorno a sé un’aura di incanto e forza magnetica quasi irresistibile.
Le modifiche all’arpa nel corso della storia
Dal 1200 al 1700 l’arpa subì innumerevoli modifiche:
- l’arpa gotica a un’unica fila di corde
- l’arpa doppia (formata da due file di corde parallele per suonare, una che era come i tasti bianchi del pianoforte, l’altra i tasti neri)
- l’arpa barocca formata addirittura da tre file di corde parallele (si dice che ci mettessero più tempo ad accordarla che a imparare a suonarla)
- l’arpa a uncini (simili alle levette dell’arpa celtica) fu inventata in Germania
L’utilizzo di pedali nell’arpa
Nel ‘700 iniziano i primi esperimenti con i pedali, il primo che ebbe questa idea geniale fu un liutaio bavarese di nome Jacob Hockbrucker: questi inventò un meccanismo secondo cui i pedali che stavano alla base dello strumento (che inizialmente erano 5) azionavano dei tiranti che, passando all’interno della colonna, avrebbero mosso dei dischetti in cima alla corda in modo da alterare le note.
Questo meccanismo che inizialmente utilizzava pedali a movimento semplice (quindi con due sole posizioni) era estremamente comodo per gli strumentisti ed ebbe molto successo.
Addirittura inventarono anche un ottavo pedale che (come nel pianoforte) serviva per dilatare il suono azionando delle “finestre” che si aprivano o chiudevano dietro alla cassa armonica.
L’arpa a 7 pedali a doppio movimento, l’arpa classica che suoniamo oggi, nacque nel 1810 nella liuteria di Sebastian Erard a Parigi.